Roberto vecchioni

Il vecchio e il mare

Roberto vecchioni
Lasciatemi restare così
tra questa barca e il cielo
fermo e inimmaginato come una nota di Mahler
sopra un violino solo.

Lasciatemi restare così
con questo pescecane legato al mio fianco
che dovrei riportare a riva
se solo fosse un po' più stanco.

Così, dove tutte le cose sono soltanto
battelli di passaggio,
viste e perdute nell'attimo che un faro
le trapassa di un raggio.

Perché il vecchio adesso ha vent'anni
e il mare ne ha milioni di milioni,
perché il vecchio adesso ha un sorriso
che ha superato tutte le illusioni.

E l'amore, l'amore, l'amore,
che bella scusa per sentirsi vivo
è stato questo amore,
e l'amore, l'amore, l'amore
che insensata pagina di violenze, lacrime, sudore,
e lontano, lontano, lontano il vecchio
ha sempre la tua lettera che dice di tornare,
perché ti ha amato così tanto
nonostante l'amore.

Lasciatemi questa zona d'ombra,
questo sentimento di non partenza
stendermi, ben sapendolo,
in questa dolcissima, totale indifferenza

ho figli che devono tirare le reti
e fastidiosi richiami dalla riva,
e conti da saldare
con chi mi compra il pesce perché io sopravviva.

E l'amore, l'amore, l'amore
che infrangibile anello è stato il tuo amore,
l'attimo nella nebbia
che più credibilmente rassomiglia al sole
in mezzo a scogli e stelle e guizzi di delfini
da non considerare
perché il vecchio ora sa che è vero solo il mare.

E non c'è niente che sia vero
tranne il mare
il vecchio sa,
perché ora il vecchio
è il mare.

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