Der blaue engel
Claudio lolli
La prima volta fu quando si mise a ridere davanti allo specchio
ruppe un bicchiere e si taglio coi pezzi certo non perchè fosse vecchio,
e la seconda volta fu quando lo ritrovarono sdraiato alla stazione
e non sapeva se partiva, se tornava e che cosa ci faceva in quella strana posizione,
contava i punti di una linea, disse, la linea dei binari,
per misurare la sua distanza dalla vita usava i numeri immaginari.
La terza volta fu quando vinse al poker una fitta al cuore che non lo amava
e fu convinto che era sua la colpa perchè lui a poker barava.
La quarta volta fu quand'era bello stare ad ascoltarlo per ore,
improvvisarsi una memoria sanguinante e divertente come un ultimo amore.
La quinta volta fu quando rimase fermo più di un giorno sul portone
e non sapeva se rientrava o se usciva e che cosa ci faceva in quella strana posizione,
tentavo i bordi della vita, disse, della vita e del suo alfabeto,
mentre la morte mi addescava con le calze nere, disse, io sudavo vetro.
La sesta volta scese in strada e fece un fuoco d'artificio con i suoi documenti,
volto le spalle a quei bagliori rossi al fumo e disse: "indifferenti".
E poi la settima fu quando si lascio scavare da una ferita,
perse i capelli, i denti e quelle unghie con cui aveva sempre graffiato la vita.
L'ottava volta si senti inseguito, disse, da un rumore di passi di donne,
si riconobbe in un passante e poi cercò le spie nascoste tra le colonne.
L'ultima volta lo trovarono seduto a lato della notte,
con un cappello a larghe tese, una cravatta e un muso pieno di botte,
e disse sono qui tranquillo amici, disse, sono qui tranquillo che aspetto il giorno,
però lo so ho perduto, si lo so ho perduto il mio biglietto di ritorno.
ruppe un bicchiere e si taglio coi pezzi certo non perchè fosse vecchio,
e la seconda volta fu quando lo ritrovarono sdraiato alla stazione
e non sapeva se partiva, se tornava e che cosa ci faceva in quella strana posizione,
contava i punti di una linea, disse, la linea dei binari,
per misurare la sua distanza dalla vita usava i numeri immaginari.
La terza volta fu quando vinse al poker una fitta al cuore che non lo amava
e fu convinto che era sua la colpa perchè lui a poker barava.
La quarta volta fu quand'era bello stare ad ascoltarlo per ore,
improvvisarsi una memoria sanguinante e divertente come un ultimo amore.
La quinta volta fu quando rimase fermo più di un giorno sul portone
e non sapeva se rientrava o se usciva e che cosa ci faceva in quella strana posizione,
tentavo i bordi della vita, disse, della vita e del suo alfabeto,
mentre la morte mi addescava con le calze nere, disse, io sudavo vetro.
La sesta volta scese in strada e fece un fuoco d'artificio con i suoi documenti,
volto le spalle a quei bagliori rossi al fumo e disse: "indifferenti".
E poi la settima fu quando si lascio scavare da una ferita,
perse i capelli, i denti e quelle unghie con cui aveva sempre graffiato la vita.
L'ottava volta si senti inseguito, disse, da un rumore di passi di donne,
si riconobbe in un passante e poi cercò le spie nascoste tra le colonne.
L'ultima volta lo trovarono seduto a lato della notte,
con un cappello a larghe tese, una cravatta e un muso pieno di botte,
e disse sono qui tranquillo amici, disse, sono qui tranquillo che aspetto il giorno,
però lo so ho perduto, si lo so ho perduto il mio biglietto di ritorno.
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